venerdì 29 luglio 2011

Di tutto e di più...ma non quando vuoi tu!


Dalmine, 29 luglio 2011
Caro diarietto,
c'è tantissima gente che dice "no, io non la guardo mai". Io invece la seguo, certo non qualunque cosa, ci mancherebbe. La televisione, questo elettrodomestico che ha reso un grande servizio all'unità linguistica degli italiani, per dirne una. I miei programmi preferiti sono quelli di nicchia, quelli che mandano in onda regolarmente fuori orario, alle due di notte. Film introvabili, con i sottotitoli. Ecco il primo problema: se mi interessano programmo il videoregistratore ma bisogna farlo con un larghissimo margine, tipo da un'ora prima a un'ora dopo l'orario scritto sui giornali e neanche così sei sicuro di beccarlo tutto! Apprezzo molto anche i documentari, i programmi culturali e di attualità, per non parlare dei programmi tipo Zelig. Perché  non mettere a disposizione un catalogo di titoli e lasciare libertà alla gente di guardarselo quando gli pare? Come su youtube. Ci sarebbero pure gli archivi delle puntate online ma, con scarso rispetto dei telespettatori, sono assai lacunosi, quando ci sono. Programmi come Blob per esempio non hanno un archivio delle puntate, lo so bene visto che Blob per me è come una religione. Devo registrare i programmi perché, come capita a tutti, non sempre sono a casa nel momento in cui trasmettono una cosa; e anche perché se qualcosa mi piace voglio poterla riguardare quando mi va. Dovrebbe essere la televisione ad adeguarsi alle mie esigenze e non il contrario. La concorrenza della Rete si fa sentire sempre di più e credo che la tv generalista, come la conosciamo oggi, presto sparirà. E tanti se ne compiaceranno...

giovedì 28 luglio 2011

Dove diavolo sono finite le istruzioni?


Dalmine, 28 luglio 2011
Caro diarietto,
il tempo, o meglio la percezione che abbiamo del trascorrere del tempo è davvero bizzarra. Le ore, i minuti e perfino i secondi non sembrano gli stessi dentro a una fabbrica e davanti a un computer. In fabbrica il tempo rallenta in modo abnorme, soprattutto se non ti piace quello che fai. Credo che sia una condizione piuttosto diffusa. Va bene, bisogna avere dei soldi per vivere e in questi tempi di crisi essere grati di svolgere un qualunque lavoro, per quanto non gratificante. Mentre davanti al computer, per esempio mentre scrivo questo blog, le ore sfrecciano veloci, piacevolissimamente. E anche se all'inizio non so bene di che cosa scriverò, strada facendo mi vengono in mente svariati argomenti, che provo ad analizzare, per quanto posso. Mi sento vivo e il tempo vola. Che strano, è il contrario di ciò che si dovrebbe desiderare: le ore dovrebbero sbrigarsi quando fai qualcosa di spiacevole e prendersela comoda quando fai qualcosa di godibile. E invece no! Sembra un paradosso, sembra quasi che il tempo della nostra vita rallenti proprio quando vorremmo che accelerasse e acceleri quando al contrario sarebbe auspicabile che rallentasse. Che possiamo farci? Il guaio della vita è che ce la danno senza le istruzioni per l'uso, non possiamo tornare dove l'abbiamo comprata per farcela cambiare e quando alla fine ci avremo capito qualcosa, forse sarà troppo tardi. O forse no...

mercoledì 27 luglio 2011

Il telefono, la tua voce...


Dalmine, 27 luglio 2011
Caro diarietto,
ho una certa età, sufficiente per ricordare i tempi in cui non c'era ancora il telefonino. Una volta, secoli fa credetemi, i telefoni portatili non esistevano. Come abbiamo potuto vivere senza, me lo chiedo ancora... C'erano i telefoni fissi in casa e quelle cose, ormai quasi introvabili oggi, che erano le cabine telefoniche. I telefoni erano in genere in bachelite,una specie di resina lucida, in svariati colori e avevano quel meraviglioso disco selettore con dieci buchi: si infilava il dito sulla cifra da comporre, si ruotava in senso orario e, con un suono molto caratteristico, il disco tornava indietro perché si componesse l'altra cifra. Avevano anche un filo a spirale che immancabilmente si ingarbugliava. Che tenerezza. Hanno fatto un'applicazione per iphone che riproduce il suono che faceva il disco selettore. Allora c'erano anche le segreterie telefoniche dove su una audiocassetta si potevano registrare i messaggi dopo il bip. Tornavi a casa e guardavi la lucina, se lampeggiava avevi ricevuto dei messaggi, riavvolgevi il nastro e li ascoltavi. Non eri raggiungibile in ogni momento e in ogni luogo come adesso. C'era anche il cercapersone, un aggeggino che suonava quando qualcuno ti chiamava: allora dovevi guardare il numero e chiamarlo da una cabina, se eri in giro. Le cabine, già, erano spesso inservibili, vandalizzate. Quando funzionavano, e non c'era nessuno che telefonava in Australia, ci si mettevano dentro dei gettoni, dischetti color bronzo, tipo monetine, con delle scanalature parallele, una da un lato e due dall'altro. Se dovevi fare una lunga telefonata, ne inserivi un po' e tenevi un mucchietto sopra il telefono, impilati uno sull'altro. Un bip ti avvisava che era il momento di infilarne ancora. Quando avevi finito riattaccavi e i gettoni non utilizzati cadevano giù facendo un rumore tipo slot-machine, quando vinci. Li raccoglievi da un apposito alloggiamento e via. Dai gettoni si è passati alle monete e dalle monete alle schede telefoniche.
Anche se adesso ci pare incredibile, si poteva vivere ed essere felici, anche senza il cellulare. Eh già.

martedì 26 luglio 2011

Il bene più prezioso...salute a parte.


Dalmine, 26 luglio 2011
Caro diarietto,
oggi è la volta di una di quelle cose di cui non se ne ha mai abbastanza: il tempo. Che cosa c'è di più introvabile e di più irripetibile? Il tempo della nostra vita è limitato, irreversibile  e in più non sappiamo neanche fin quando durerà. Dobbiamo cercare di usarlo al meglio, abbiamo un'unica possibilità, non si può riprovare. Come si fa? C'è sempre un abisso fra ciò che vorremmo avere il tempo di fare e ciò che realmente riusciamo a fare. Tempo per chiacchierare, tempo per leggere, tempo per guardare un film, tempo per ascoltare musica, tempo per scrivere questo blog, navigare in rete e infinite altre cose. E invece dobbiamo lavorare otto ore al giorno, quaranta ore alla settimana solo per poterci permettere di fare le cose che ci piacciono. Sempre che si riesca a trovare il tempo. Certo il tempo non si può comprare, ma la differenza tra ricchi e poveri non sono solo i soldi, non principalmente: è il tempo libero a disposizione.  

lunedì 25 luglio 2011

Navigare che passione!


Dalmine, 25 luglio 2011
Caro diarietto,
la conoscenza non è mai stata così a portata di mano, o meglio di clic, come in questi ultimi anni. Ricerche che un tempo avrebbero richiesto ore e ore a sfogliare enormi volumi ed enciclopedie, dentro immense biblioteche polverose, ora sono alla portata di tutti. È divertente saltabeccare da un argomento all'altro, seguendo la logica o l'istinto del momento. Però mi chiedo: che cosa ti resta davvero di questo girovagare tra gli intricati meandri di Internet? Perché porti qualche frutto penso che sia necessaria una certa disciplina, un metodo. Il rischio è quello di sfiorare appena la superficie delle cose e credere, voler credere di aver imparato qualcosa. Perché una nozione entri a far parte del tuo essere credo che ci voglia una sorta di metabolizzazione, diversa dalla mera memorizzazione meccanica che ti dà solo l'illusione dell'apprendimento. Secondo me bisogna andare per gradi. Ogni cosa che si impara aiuta a impararne delle altre, ma si devono imparare una alla volta. Averle tutte disponibili contemporaneamente dà un senso di vertigine onnipotente che può trasformarsi in stallo. Da quale cominciare? Sono così tante! Tutte interessanti! Tocca scegliere e ogni scelta comporta delle rinunce. Internet, come mai prima, ci pone di fronte alla nostra limitatezza. Crea il serio rischio che di fronte a tanta abbondanza si rimanga bloccati dall'imbarazzo della scelta e si perda un' ottima occasione per migliorare se stessi.

venerdì 22 luglio 2011

Io, il computer e lei...


Dalmine, 22 luglio 2011
  Caro diarietto,
suppongo che tu sia single e quindi non addentro a queste dolorose tematiche ma prova a capire ciò che sto per raccontarti.
Devi sapere che la Rete, almeno per me, è una specie di  magnete. È così coinvolgente che capita spesso che non mi accorga nemmeno di passarci delle ore, interrotte bruscamente da un "La cena è pronta!", "Arrivo...un minuto!" seguito a breve distanza da un "È già la seconda volta che ti chiamo, io mangio eh!" rivoltomi dalla mia dolce metà, incurante della mia inesauribile sete di sapere. Ha ragione, non dico di no, ma interrompermi mentre indago i misteri dell'Universo e attraverso gioioso gli infiniti sentieri della conoscenza..."Un minuto...che ho finito!" biascico, senza molte speranze. "È tutto il giorno che stai lì attaccato al computer!" incalza lei. "Arrivo, arrivo...aspetta che finisco una cosa" imploro. Resisto agli assalti per un po' ma infine cedo, per non rischiare serie conseguenze.
Sempre così.
Mi chiedo: che sia gelosa?

giovedì 21 luglio 2011

Trasmetti te stesso...su dai, non fare il timido...


Dalmine, 21 luglio 2011
  Caro diarietto,
oggi ti racconto di qualcosa che ha cambiato la nostra vita: youtube. Prima che lo creassero, il 15 febbraio 2005, l'unico modo di condividere qualcosa con qualcuno era di invitarlo a casa tua e fargli vedere, di solito fra gli sbadigli generali, il tuo filmino delle vacanze in videocassetta. Dopo, centinaia di milioni di persone hanno potuto facilmente spartire con il mondo intero, o perlomeno con la parte di mondo collegata in rete, video sui più svariati argomenti. L'utenza è piuttosto variegata. Si va dai criminali che picchiano un disabile e filmano la bravata (diciamo meglio il reato) con il telefonino, a gente che, di solito a titolo gratuito, fa conoscere all'universo intero canzoni, poesie, film o programmi tv. La qualità dei video non sempre è eccelsa, a volte la canzone è bella ma le immagini sono inguardabili, ma le intenzioni sono meravigliose. Tanti si limitano didascalicamente ad accompagnare  le parole delle canzoni con le foto corrispondenti, se la canzone dice mare mettono il mare, se dice fiore mettono un fiore e se dice amore mettono un cuore. I cuori, di tutti i tipi sono inflazionatissimi, uno per tutti quello fatto con gli indici e i pollici. Ma ci sono anche video fatti con una certa cura, professionali. Poi ci sono quelli, a volte molto interessanti, fatti con la webcam e che coprono l'intero scibile umano, istruzioni per fare qualunque cosa abbiate mai potuto immaginare. Imperdibili. L'informazione e i politici, ovviamente, non si sono fatti sfuggire un mezzo di propaganda tanto potente. Il bello è che CHIUNQUE può dire la sua, idioti o geni che siano. Più democratico di così...

mercoledì 20 luglio 2011

Amici...non di Maria De Filippi diocenescampieliberi...


Dalmine, 20 luglio 2011
  Caro diarietto,
oggi si parla di amici, in particolare di amici su Facebook.
Analizziamo un po' la faccenda. Perché avere degli amici su Facebook? Per molti è una vetrina, serve a far vedere i propri lati migliori, i muscoli addominali e il bel sorriso accattivante. Serve essenzialmente a cuccare, fare conquiste e quindi più amici  si hanno e più aumentano le possibilità di successo. Non serve interagire, basta gettare la lenza e aspettare che abbocchino. Per altri serve a farsi pubblicità, promuovere qualcosa, e anche in questo caso, maggiore è il numero di amici e maggiori sono le probabilità di concludere affari. In questi due casi c'è qualcuno che si propone e che quindi cerca di conoscere i suoi interlocutori solo nella misura in cui rispondono alle SUE esigenze. Non c'è vera comunicazione e comunque è  in un'unica direzione. Altri ci vanno solo per spiare dal buco della serratura le vite altrui. Più amici, più buchi della serratura da spiare. Infine ci sono quelli che cercano di imparare qualcosa e di interagire con persone interessanti. Per questi ultimi credo che la quantità nuoccia gravemente alla qualità. C'è un limite, messo da Facebook, al numero di amici, pagine e gruppi che si possono seguire: 5000. Ma c'è anche un limite, posto dalla logica, che ti dice che maggiore è il numero di amici, pagine e gruppi che si hanno e minore è il tempo che puoi dedicare a ciascuno di essi. Bisogna selezionare e purtroppo non puoi farlo preventivamente ma solo DOPO che hai aggiunto un amico, una pagina o un gruppo! Qui il passaparola svolge un ruolo importante. In conclusione, a costo di ferire la suscettibilità di qualcuno, per trarre qualche soddisfazione da Facebook, si devono rimuovere senza pietà, tutti quegli amici, pagine e gruppi che non ci sono congeniali. E perfino ringraziare  tutti coloro che ci rimuovono! Scoccia un po' ma alla fine stiamo tutti più larghi...

martedì 19 luglio 2011

cmq TVTMTB xkè...


Dalmine, 19 luglio 2011
  Caro diarietto,
a te sicuramente non capita di scrivere, più che altro ti ci scrivono su, altrimenti sapresti di che cosa si tratta. Parlo delle famigerate abbreviazioni. Una cosa il cui uso è giustificabile nei messaggini, dove il numero di caratteri adoperabili è limitato, ma di cui non capisco l'utilità in Rete. È vero che una lingua si evolve e cambia continuamente ma per esigenze comunicative, non per risparmiare tempo! Quanta inaccettabile pigrizia. Secondo me ci vuole più rispetto. Con questo uso esorbitante di abbreviazioni temo che si stia "disimparando" l'italiano, lingua armoniosa che ci invidiano (una delle pochissime cose che ci invidiano) in tutto il mondo. A parte poi il discorso dei traduttori automatici (lo so che sarebbe meglio impararle le lingue ma...in mancanza di meglio) che non riconoscono le dannate abbreviazioni.
Forse sono antiquato. Intollerante, non so. Ma mi disgustano e vorrei tanto, ma tanto tanto, che nessuno le usasse più. Se non riuscite proprio a farne a meno, almeno non usatele con me... 

lunedì 18 luglio 2011

Le fatiche di Facebook




Dalmine, 18 luglio 2011
  Caro diarietto,
oggi ti parlo di Facebook. Penso che ognuno possa usarlo come più gli piace, ma credo che tante persone non abbiano capito appieno lo spirito della cosa. Si passa da quelli che si limitano a descriversi come "uomo" o "donna", senza foto e la cosa finisce lì; a quelli che si aprono completamente allo sguardo altrui e poco ci manca che non inseriscano anche il codice fiscale. Va bene la riservatezza (notare che non ho scritto privacy) ma si chiamano social network, cioè reti sociali, perché lo scopo è di CONDIVIDERE qualcosa con qualcun altro. Come fai a condividere qualcosa con un fantasma, di cui non sai assolutamente nulla! Paradossalmente credo che il non sbilanciarsi, il non prendere una posizione, non scegliere sia un modo piuttosto originale per piacere a tutti. Mi spiego, se tu non esprimi alcuna preferenza non corri il rischio di non piacere a qualcuno. E se non pubblichi nulla non corri il rischio che a qualcuno possa dispiacere ciò che hai condiviso.
Oppure no, stanno lì come degli spettatori invisibili che ovviamente hanno delle opinioni ma non le esprimono perché il tal modo, non mettendosi in gioco, possono sentirsi superiori e non scalfire la magnifica immagine che hanno di se stessi.
Ci vuole un istante per cliccare un "mi piace" ma per tanti pare una cosa estremamente compromettente.